L’ America, un paese tanto bello quanto razzista.
- Redazione
- 7 ott 2020
- Tempo di lettura: 3 min
di Marianna Spaziani
Perché bello? Beh, ci sono le sue metropoli come Los Angeles, New York, Las Vegas e Washington; c’è Ellis Island, dove dal 1892 al 1954, è stata la speranza di un nuovo inizio per 12 milioni di persone.
Poi ci sono gli oltre 61 parchi nazionali.
C’è l’industria cinematografica di Hollywood; i magnifici festival come il “Coachella”, “The Voodoo Experience”, e tanti altri!!
Però, si sa, non tutto è sempre bello.
E di certo non lo è quello che sta accadendo ultimamente negli USA: una serie di proteste e rivolte contro la crudeltà della polizia, omicidi di persone dalla carnagione scura, distruzione e saccheggio di negozi, macchine incendiate e violenza contro chiunque si trovi in strada a manifestare.
Tutto è iniziato il 26 maggio 2020, il giorno dopo l’omicidio di George Perrie Floyd, un afroamericano di 46 anni, che in molti ha suscitato il ricordo di Eric Garner ucciso nel 2014 in modo analogo.
Il 25 maggio George era uscito per comprare delle sigarette. Il negoziante, credendo che la banconota di Floyd fosse falsa, ha chiamato la polizia dopo aver tentato di farsi restituire il pacchetto. Alle 20:08 sono arrivati sulla scena del presunto crimine Thomas K. Lane e J. Alexander Kueng, due agenti di Polizia. Floyd è stato arrestato e mentre saliva nella volante si è sentito male, cadendo a terra; i due agenti lo hanno alzato e hanno chiamato un’altra pattuglia. Gli ufficiali che sono arrivati in soccorso dei loro colleghi erano Tou Thao e Derek Chauvin. Quest’ultimo lo ha messo a faccia in giù sull’asfalto, con le manette e con il suo ginocchio sul collo di Floyd mentre il busto e gli arti inferiori erano bloccati dagli altri due agenti. Floyd ripeteva “Please, I can’t breathe”, “My neck hurts”; gli agenti, però, non hanno mollato la presa su di lui.
Alle 20.22 hanno chiamato un’ambulanza. Alle 20:25 perse conoscenza. Chauvin rimase con il ginocchio sul collo del sospettato per 8 minuti e 46 secondi, nonostante non fosse più cosciente. Portato in ospedale, è stato dichiarato morto poco dopo.
Il tutto è stato ripreso e postato online da testimoni, facendo il giro del mondo.
Il giorno dopo iniziarono le proteste, il sindaco di Minneapolis, ha chiesto il licenziamento degli agenti responsabili della morte dell’uomo.
Fu creata l’organizzazione “Black Lives Matter” con un proprio gesto: braccio teso in alto e pugno chiuso; in seguito a Los Angeles sono state organizzate diverse manifestazioni per commemorarne il lutto e rendergli giustizia.
Il 30 maggio 2020, a New York è stata organizzata una manifestazione un po’ diversa dal solito: si protestava in cielo. Il tutto è stata un’idea dell’artista Jammie Holmes.
Mentre i cittadini si riunivano in uno dei quartieri di Manhattan, in cielo volava uno striscione trainato da un piccolo aereo, con su scritto “They’re going to kill me” (mi stanno uccidendo), le ultime parole di Floyd.
Il 13 giugno si sono unite alle rivolte altre 48 città e i manifestanti arrestati sono stati più di diecimila.
Mentre tutta la nazione scendeva in strada per urlare contro il razzismo e la brutalità di molti poliziotti, il presidente Trump si è dissociato da tutto, a differenza di Obama che spesso ha sostenuto le proteste pacifiche.
Harry Styles, ha fatto diverse donazioni per pagare le cauzioni di persone che sono state arrestate ingiustamente. Le proteste contro il razzismo e per la morte di George però non si sono scatenate solo in America, bensì in tutto il mondo.
In Italia, il 7 giugno 2020, circa diecimila persone hanno manifestato a Milano.
A Berlino, durante una protesta, molti manifestanti si sono stesi a terra per 8 minuti e 46 secondi, ossia il tempo durante il quale Chauvin ha tenuto il ginocchio sul collo di George.
Oltre a Floyd c’è stata un’altra vittima uccisa in casa sua il 13 marzo 2020 da poliziotti, ossia Breonna Taylor che viveva a Louisville.
Dopo la morte di Breonna, gli agenti hanno perquisito la casa da cima a fondo credendo ci fossero delle sostanze stupefacenti. Non trovando nulla però, lo Stato ha dovuto risarcire la famiglia Taylor con 12 milioni di dollari ammettendo così l'errore commesso dagli agenti.
Tutti questi avvenimenti hanno creato una spirale di violenza probabilmente alimentata da una pessima situazione economica e morale delle persone di tutto il mondo.
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